Voglio raccontarvi un piccolo episodio della mia vita professionale che, in maniera inaspettata, mi ha lasciato un ricordo indelebile, Pensate a un personaggio di fama planetaria seduto al mio fianco durante una cena (mi era stato riservato questo grandissimo onore) che discetta con me delle sue ricette preferite. Parlo del grandissimo Luciano Pavarotti. In questa foto, l’unica che mi è rimasta, al suo fianco c’è Nicoletta, allora sua segretaria e cerbero custode della sua dieta, e dalla parte opposta c’ero io. Mi si vede solo un po’ di testa.
Pavarotti era stato messo a dieta ferrea e sorvegliato a vista, ma quando Nicoletta voltava per un attimo la testa, prendeva una fettina di limone dal suo piatto, la strofinava sul mio salmone e se la mangiava con gusto. Poi, quando ha scoperto che ero appassionata di cucina tradizionale, con le lacrime agli occhi mi ha spiegato la sua ricetta preferita: il friggione (friggiun).
Non ci volevo credere, tanto la ricetta mi sembrava di una semplicità estrema. Ma, dopo tanti anni, approfittando della mia nuova fantastica Slow cocker, lo preparerò ricordando una bella serata e una fantastica persona.
Il friggione è considerata una ricetta veramente storica tant’è che la ricetta originale viene conservata presso la Camera di Commercio di Bologna, privilegio riservato solo ai più conosciuti tortellini, alle tagliatelle e al ragù.
La ricetta, così come mi è stata raccontata da Pavarotti
Ingredienti:
- cipolle (tante), circa 2 kg
- strutto: un cucchiaino
- pelati: un barattolo da 500 scolato
- sale e pepe
- zucchero: 1 cucchiaino
E qui abbiamo diverse versioni. Quella, semplice di Pavarotti, prevede di tagliare a fettine le cipolle, metterle in pentola con un cucchiaino di strutto e uno di zucchero a fuoco bassissimo aggiungere i pelati, il sale e il pepe e….aspettare. Almeno 4 ore (non sono sicura che Pavarotti abbia mai resistito per così tanto tempo). E poi prendiamo del buon pane casereccio, affettiamolo e spalmiamo le fette con una dose sostanziosa di “friggiun”.
Se volete la versione dei puristi, dopo aver affettato le cipolle mettetele a bagno in acqua e lasciate anche per alcune ore, con il cucchiaino di zucchero. Poi in pentola come sopra con il cucchiaino di strutto, quando sono leggermente appassite aggiungere i pelati. Coprire, fuoco lentissimo e aspettare minimo 4 ore.
Molti lo gustano come bruschetta, oppure come contorno al bollito o a quello che volete. MAI CON LA PASTA. Pare che a Bologna sia considerata quasi una bestemmia.
Ci sono molte varianti regionali o addirittura cittadine che prevedono l’aggiunta di salsiccia o verdure. Ma io mi attengo alla ricetta che mi è stata spiegata in quella serata molto speciale.
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