La maggioranza di noi, almeno una volta nella vita, ha deciso di mettersi a dieta. Davanti all’impietoso ago della bilancia, siamo entrati in paranoia. Il miglior modo per dimagrire è tapparsi la bocca, diceva un antico proverbio popolare. Oppure la soluzione è rinchiudersi in palestra, rivolgersi a uno dei tanti nutrizionisti che ci mette a stecchetto o affidarci ai guru che propongono ogni sorta di nuovo miracolo? Bella domanda.
Probabilmente avremo percorso tutte le strade sopra indicate, avremo anche perso peso ma inesorabilmente, al primo sgarro, ci saremo ritrovati al punto di partenza come nel “gioco dell’oca”. A complicarci la vita è poi il fattore tempo che non risparmia nessuna categoria: casalinghe incluse. Immaginate ad esempio una mamma che decide di mettersi a dieta. Dovrà preparare la cena per i familiari, ma dovendo seguire un regime alimentare specifico, sarà costretta a passare ore ore dietro i fornelli per saziare i suoi cari e cucinare qualcosa di “light” per sé stessa. Uno stress pazzesco! Immaginate anche un impiegato o libero professionista in pausa pranzo. Deve portarsi da casa il riso “pesato”, il polletto o la “saporitissima” Quinoa che sono a nominarla fa passare ogni appetito? E se vuole andare a pranzo con i colleghi? Dovrà chiedere un’insalatina mentre gli altri banchettano allegramente? Se poi si deve andare a una cena di lavoro o a una cerimonia, cosa si fa? Si rinuncia ai diktat per una volta o sarà il caso di portarsi dietro il cestino con le pietanze scondite?
In realtà un recente studio ha dimostrato che non solo non è necessario sottoporsi a inutili torture e rinunce, ma è persino controproducente. Anche perché, per ottenere risultati, basta rispettare le dinamiche metaboliche del nostro organismo. Insomma la soluzione c’è e si chiama “Dieta Flessibile”. A sostenerlo, sono i nutrizionisti e fitness coach dott. Mario Giglio e il direttore di Dietaflessibile® Italia, dott. Valerio Morello Zenatello. Basandosi su un’idea nata da alcuni bodybuilder americani, che si erano stancati di mangiare cibi monotoni e insapore quando si preparavano alle gare, «io e Mario abbiamo fondato e dato vita alla Dieta Flessibile perché, prima di diventare nutrizionisti, anche noi ci siamo imbattuti in quelle che sono le diete classiche, nel tentativo di restare in forma», spiega il Dott. Valerio Morello Zenatello. «Purtroppo, tanti professionisti piuttosto che aiutarti, insegnarti e spiegarti come nutrirti bene, ti consegnano il classico foglio di carta in cui indicano una lista di alimenti da mangiare e le relative quantità, solitamente modeste. Niente più. Ovviamente, riducendo drasticamente le calorie, si perderà peso, ma nel lungo termine, si finirà per pagare le conseguenze di un regime dietetico così estremo».
In effetti, il metabolismo, cioè l’insieme dei processi biochimici che il nostro organismo mette in atto per estrarre energia dagli alimenti, è strettamente correlato al dispendio energetico quotidiano. Molti, tuttavia, non sanno che una dieta ferrea può danneggiarlo ed è su questo punto che insistono i due nutrizionisti. «Quando abbiamo iniziato a proporre il nostro stile alimentare ci siamo resi conto che il 99.9% delle persone che si rivolgeva a noi aveva questa cultura errata della dieta. Avevano provato di tutto senza conseguire risultati soddisfacenti. Erano stanchi, stressati e demotivati. Anche per le casalinghe era un dramma seguire un regime differenziato. Tanto che il 90% dei nostri clienti era formato proprio dalle italiche mamme di famiglia. Il punto è che una dieta squilibrata danneggia il metabolismo. Lo rallenta, lo inceppa! Dopo aver approfondito gli studi con i fondatori e diretti creatori in America, abbiamo elaborato questo nuovo sistema che essenzialmente consiste in una rieducazione alimentare, in grado di risvegliare il metabolismo». Ma cosa possiamo mangiare e quanto ci costa in termini di spesa al supermercato? Gli ideatori del programma ci rassicurano. «Non esiste un singolo studio scientifico al mondo che provi che un alimento specifico faccia ingrassare. La verità è che si può mangiare ogni tipo di alimento e bruciare grasso tutto il giorno, ogni giorno. Non è necessario eliminare i carboidrati, la pizza, la pasta, i dolci. Basta soltanto seguire poche regole alimentari, in modo da soddisfare il fabbisogno metabolico, assecondando al contempo i gusti alimentari di ciascuno. Va da sé che non c’è bisogno di spendere cifre pazzesche al supermercato».
Ma su quali basi “scientifiche” poggia questa dieta e in cosa consiste? «La Dieta flessibile” si basa sulla conoscenza della fisiologia del corpo umano. Questa stabilisce che il corpo brucia kcal, quindi brucia ciò che si immagazzina tramite gli alimenti – carboidrati, grassi e proteine, noti come “macronutrienti” – e li usa come carburante. Se l’introito di ciò che si mangia è minore delle necessità metaboliche, si perderà peso. Oltre al peso, tuttavia, si potrebbe perdere anche massa muscolare se ci si basa solamente sulle calorie. Se l’obiettivo è dimagrire, la dieta flessibile si baserà sul deficit calorico e la giusta ripartizione dei macronutrienti. Se invece è quello di mettere massa muscolare, si utilizzerà un leggero surplus calorico, calcolato in maniera precisa, che verrà anch’esso scomposto nel corretto apporto di macronutrienti – nutrienti che forniscono energia per la crescita e per mantenere il metabolismo (carboidrati, grassi e proteine). Se ci si attiene a queste semplici norme, si perderà prevalentemente la massa grassa e non quella muscolare. Anzi, si potrà addirittura migliorare il tono muscolare», precisa il dott. Zenatello.
Quelli esposti dal professionista in realtà sono i principi base adottati, almeno teoricamente, da qualsiasi bravo nutrizionista. Cos’è dunque che fa la differenza? «Un bravo nutrizionista segue sicuramente i giusti dettami, però solitamente impone i macronutrienti senza dire quali siano. In pratica è lui a selezionare gli alimenti e a effettuare il calcolo dei macronutrienti. Il nostro sistema è invece una ‘corrente di educazione alimentare’, perché non si ricevono gli alimenti che corrispondono a quei macronutrienti. Ognuno diventa nutrizionista di sé stesso, calcolando ogni giorno, tramite un’app da noi ideata (un diario alimentare), quello che si sta consumando. Siamo noi a capire da dove prendiamo i macronutrienti, entrando giornalmente nell’app e monitorando il cibo che ingeriamo. Quindi inseriremo ciò che mangiamo nell’arco della giornata, fino a raggiungere il target giornaliero di carboidrati, grassi e proteine. Ad esempio si potrebbero spendere 100 grammi di carboidrati e 30 di grassi e di proteine per una pizza oppure mangiando petto di pollo, olio, formaggio e riso».
Possiamo mangiare di tutto? Anche le porcherie dei fast food, purché teniamo conto del calcolo? Il dott. Giglio sostiene che «noi parliamo di un concetto che si chiama ‘80-20’, cioè dovremmo scegliere per l’80% dei cibi sani. In teoria, quindi, potremmo anche solo mangiare ‘porcherie’ e degli esperimenti effettuati in America dimostrano che la Dieta flessibile può funzionare anche in questo caso. Tuttavia ribadiamo l’importanza di un’alimentazione salutare. Per questo parliamo di ‘educazione alimentare’, indicando quali siano i cibi sani, in termini di proteine vegetali e animali e fornendovi una corretta classificazione di frutta e verdure. Per il restante 20% si può comunque sgarrare e scegliere alimenti che soddisfino il nostro cervello. Anche perché la sensazione di ‘piacere’ e soddisfazione hanno una notevole rilevanza a livello motivazionale. Seguendo la regola dell’80-20, si potranno raggiungere gli obiettivi, senza privazioni. Ecco perché parliamo di ‘flessibilità’ a tutti gli effetti: metabolica e mentale».
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