Basta guardare la televisione per capire che pochissimi, uomini e donne dello spettacolo, rinunciano al “ritocchino”, che, in molti casi ha risultati discutibili. Ma ognuno ha il diritto di cercare di migliorare la propria immagine o di renderla il più vicina possibile all’idea che ha di sé o che vuole avere.
Spesso però ignora alcuni aspetti che riguardano la sicurezza di quelli che, in ogni caso, sono interventi più o meno importanti.
L’argomento sta particolarmente a cuore al dottor Paolo Santanchè, chirurgo plastico di Milano, che sta conducendo una battaglia perché le persone che si affidano al bisturi per migliorare il proprio aspetto, sappiano in quali mani si stanno mettendo.
Dottor Paolo Santanché
Partiamo dall’ ABC, e domandiamo se c’è differenza fra chirurgo plastico e chirurgo estetico -E’ come dire se c’è una differenza fra ostetrico e ginecologo – risponde il dottor Santanchè. Chirurgia plastica estetica o ricostruttiva sono la stessa specializzazione. Quello che molti pazienti non sanno è che non ci si può definire chirurgo estetico se non si ha la specializzazione in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Coloro che anni fa, quando il nome della specializzazione non era unificato, si definivano chirurghi estetici senza avere la specializzazione, oggi non lo potrebbero più fare. Invece in Italia non sono necessarie le specializzazioni per svolgere un’attività specialistica. Le faccio un esempio – continua il dottor Santanchè – se io domattina decidessi di fare un intervento a cuore aperto, nessuno me lo potrebbe impedire. Mentre in tutte le altre specializzazioni legate alla salute, i medici lavorano prevalentemente in ospedale e, in ospedale, se non sei specialista non ti prendono. Quindi il problema non si pone. La chirurgia estetica è un’attività che si svolge in libera professione perché non è convenzionata con il sistema sanitario nazionale, e quindi ci sono numerosissimi …non specialisti, che non trovando sbocchi nella loro professione, hanno trovato terra di conquista nella chirurgia estetica, e rappresentano circa la metà di coloro che in Italia praticano la chirurgia estetica.
“Quali sono le differenze e i problemi che possono nascere?”
-Manca una preparazione di base chirurgica e chirurgo plastica. Alcuni sventolano un Master, rilasciato da alcune università. Si tratta di corsi sostanzialmente teorici informativi, aperti a tutti coloro che hanno una laurea in medicina. Insegnano cos’è la chirurgia estetica ma non insegnano a farla. Meglio sarebbe stato se le università avessero fatto dei veri corsi di super-specializzazione aperti ai chirurghi plastici-
“Ma la legge cosa dice?”
– Finalmente il Miur, Ministero dell’università e ricerca, ha fatto una importante precisazione: questi corsi sono puramente teorici di informazione, e non hanno valore di specializzazione –
“Certo che, se io vedo il curriculum di uno di questi medici e leggo Master in chirurgia estetica, penso che sia qualificato, dove si possono trovare delle informazioni certe?”
-In Italia ci sono due grosse società: la Sicpre, la vecchia società ufficiale di chirurgia plastica ed estetica e ricostruttiva dove sono iscritti ospedalieri universitari e professionisti e la Aicpe, è l’associazione italiana di chirurgia plastica ed estetica dove sono iscritti tutti specialisti di chirurgia plastica che si dedicano prevalentemente o completamente alla chirurgia estetica , quindi non il chirurgo plastico che fa solo ustionati o ricostruttiva, per dire, oppure non specialisti che però hanno studiato all’estero e hanno dimostrato di avere un’esperienza nel campo della chirurgia plastica ed estetica. Poi c’è la Fnomceo, federazione nazionale dell’ordine dei medici, dove c’è l’elenco di tutti i medici autorizzati a lavorare in Italia, quando si sono laureati e che specializzazioni hanno.
Quando uno ha fatto già una cernita di questo tipo (uno specialista iscritto all’Aicpe o alla Sicpre), cominciamo già a parlare di uno che proprio terra terra non è. Poi anche lì ci sono quelli bravi e quelli meno bravi, seri o meno seri come in tutte le professioni, però intanto ha già fatto un depistage. Si è già fatto un’idea.
“Trovato lo specialista affidabile, che cosa deve aspettarsi un paziente, a livello di sicurezza dell’intervento?
Anche per un intervento in anestesia locale deve essere sempre presente l’anestesista, perché può provocare problemi come e più della generale. Medici non specializzati operano spesso in ambulatori che non possono offrire tutte le garanzie.
“E prima dell’intervento, qual’è il modo giusto che il paziente si deve aspettare?”
-Il paziente deve esporre il suo problema e il suo disagio, soprattutto non deve temere di fare domande per essere sicuro che il medico abbia capito il suo problema e gli esponga con chiarezza come intende affrontarlo. Domande e risposte finché il paziente non sia pienamente convinto e tranquillo. E, un’altra cosa molto importante che rivela la serietà del chirurgo – continua il dottor Santanchè – il consenso all’intervento, che non va fatto firmare pochi istanti prima dell’intervento, quando il paziente non è nelle migliori condizioni di attenzione, ma qualche giorno prima. Il paziente deve avere la possibilità di decidere con calma, ed eventualmente ripensarci. Possibilità che non tutti i medici danno.
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