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OSTEOPOROSI? QUANDO LE OSSA DIVENTANO “PORCELLANA”
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osteoporosi

Il 66% delle donne ed il 50% degli uomini sono colpiti da osteoporosi e osteopenia (condizione in cui la massa ossea è ridotta rispetto alla normalità che spesso precede l’osteoporosi e che espone ad un maggior rischio di frattura). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a causa dell’osteoporosi in tutto il mondo ogni 3 secondi si verifica una frattura di femore, polso o vertebra. La frattura del femore, principale conseguenza della patologia, comporta una mortalità del 5% e del 20% nel mese e nell’anno successivi. Circa il 30% dei pazienti fratturati va incontro a una disabilità permanente, il 40% perde la capacità di camminare autonomamente, l’80% ha bisogno di supporto nelle attività quotidiane.

In vista della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi che si celebra in tutto il mondo il 20 ottobre, la Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (FIRMO) in partnership con Amgen presenta ‘Il Piatto Forte’, una campagna che ha l’obiettivo di accrescere l’informazione su questa patologia silenziosa e sottodiagnosticata nonché sensibilizzare la popolazione sulle fratture da fragilità, che oggi possono essere evitate attraverso un’alimentazione corretta, un’attività fisica regolare e un trattamento farmacologico tempestivo, con adeguata aderenza alla terapia da parte dei pazienti. La campagna ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute.

“Se non trattata, l’osteoporosi rende le tue ossa fragili come la porcellana” è il “claim” della campagna, che a partire dal 30 Settembre e nel mese di Ottobre animerà le piazze di alcuni capoluoghi italiani con eventi di due giorni che vedranno la presenza di un gazebo e un camper. Diverse le attività che coinvolgeranno la popolazione: informazione gestita da medici specialisti, valutazione della salute delle ossa con la carta del rischio per l’osteoporosi, misurazione (con ultrasonografo) della densità minerale ossea.

«Nel nostro Paese il problema della fragilità ossea, che espone il paziente a un rischio elevatissimo di nuovi eventi fratturativi, con costi insostenibili per il Servizio Sanitario, è di fatto ignorato, e per i pazienti fratturati presa in carico e continuità assistenziale dopo l’intervento chirurgico sono pressoché inesistenti», afferma Maria Luisa Brandi,Presidente FIRMO, Direttore SOD Malattie del Metabolismo Minerale e Osseo, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi.

Info: www.fondazionefirmo.com e www.amgen.it

 Intervista a:

Giuseppe Sessa -Presidente SIOT – Società Italiana Ortopedia e Traumatologia – Direttore U.O. Clinica Ortopedica, Università di Catania – Direttore Dipartimento Assistenziale Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico  Vittorio Emanuele di Catania

Le conseguenze delle fratture su ossa e pazienti fragili

Presidente Sessa, quali sono le conseguenze di una frattura ossea, e in particolare di una frattura di femore, e il loro impatto su qualità e aspettativa di vita, specie nelle persone over 70?

Nelle persone over 70 la frattura di femore può avere conseguenze gravi, poiché spesso si associa ad altre patologie e danni d’organo che rendono il paziente un soggetto “fragile”. In tali pazienti i normali sistemi di equilibrio del nostro organismo sono già messi a dura prova e qualunque trauma o atto invasivo che costringa il paziente a letto per un periodo prolungato può scatenare la cosiddetta “sindrome d’allettamento”, ossia l’aggravarsi di patologie preesistenti, ma ben compensate fino a quel momento. Un anziano costretto a letto tende a peggiorare dal punto di vista nefrologico, epatico, polmonare e circolatorio, nonché neurologico. Se si interviene tempestivamente, non solo chirurgicamente, ma con il ripristino della qualità della vita precedente al trauma, si può evitare che tali patologie si aggravino pericolosamente; se invece si posticipa l’intervento, la fisioterapia o il rientro a domicilio, si instaura un circolo vizioso che può esitare anche nella morte del paziente.

 Qual è il ruolo dell’ortopedico nella prevenzione e nel trattamento delle fratture da fragilità?

L’ortopedico è la figura di riferimento nella prevenzione e nel trattamento delle fratture da fragilità. È importante sottoporre i pazienti a rischio ad adeguate indagini strumentali per iniziare una eventuale terapia preventiva, anche in collaborazione con i medici di famiglia ed i colleghi specialisti dell’osso. Nella realtà spesso il paziente arriva dall’ortopedico dopo il primo evento traumatico. In questi casi l’ortopedico dovrà studiare e controllare nel tempo il paziente e instaurare un’eventuale terapia preventiva per ridurre il rischio di nuove fratture. Un ruolo importante per l’ortopedico è anche la partecipazione a programmi di prevenzione nelle scuole, dal momento che la densità ossea da anziani dipende dal picco di massa ossea che si raggiunge intorno ai 25 anni.

 Come ortopedico ci può dire cosa vuol dire intervenire su una frattura da fragilità?

Il pattern di questo genere di fratture di solito non è molto complicato. Il problema è la condizione dell’osso fratturato. Gli impianti che su pazienti normali garantiscono un’ottima tenuta, sull’osso osteoporotico danno risultati inferiori e siamo costretti ad utilizzare tecniche più invasive. Basti pensare che esistono sistemi di osteosintesi interni per fratture del femore che prevedono di iniettare del cemento all’interno della testa femorale per aumentare la tenuta. L’impianto di materiale protesico può anch’esso necessitare di utilizzo di sistemi particolari per aumentare l’integrazione osso-protesi. Ovviamente quanto più fragile è l’osso su cui si interviene, tanto è più probabile la frattura intraoperatoria, che rientra nel novero delle complicanze in questo tipo di interventi.

Presidente, in che modo SIOT è impegnata a promuovere la sensibilizzazione sulle malattie delle ossa e la loro prevenzione?

La SIOT in collaborazioni con altre Società scientifiche di altre branche della medicina che si occupano dello stesso tema sta sviluppando dei protocolli nazionali, linee guida che verranno pubblicate sul Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia e a livello internazionale sul Journal of Orthopaedic Trauma. Tali protocolli verranno condivisi con i medici di famiglia e le Associazioni di pazienti,proprio per aumentare la diffusione delle informazioni.

Stefania Bortolotti
Milanese, giornalista, con una lunga presenza sulle pagine di Selezione dal Reader's Digest, dove ha scritto di salute come argomento principale. Tema questo che l'ha sempre interessata e appassionata e che segue tuttora per diverse testate. Tra le sue passioni? I viaggi e, quando non scrive e non insegue personaggi da intervistare, si regala piacevoli soste a Santa Margherita, il mare che ha nel cuore.
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