Croce e delizia di tanti settori, e non solo della profumeria, la formazione e i nuovi trend del canale sono i temi centrali di questa intervista al Prof. Giovanni D’Agostinis, noto cosmetologo
Di Lisa Dansi
Da sempre il mondo della profumeria nell’immaginario collettivo evoca suggestioni e passioni, sogni e desideri, ma oggi tutto questo non basta più. Per far funzionare le profumerie occorreuna formazione di qualità, che unisca conoscenze tecniche a strumenti di marketing e comunicazione. Il monito lanciato dal Prof. Giovanni D’Agostinis, cosmetologo esperto di fragranze, docente al Master in Scienze cosmetiche dell’Università di Ferrara e del corso ICQ, Coordinatore della Scuola di profumeria Accademia Tecniche Nuove-Università di Ferrara e Direttore scientifico della rivista Kosmetica, è chiaro e non lascia spazio a dubbi: il futuro della profumeria, minacciata dall’avanzata di altri canali, non può che essere nella formazione, in operatori qualificati e nella continua ricerca.
Il Prof. D’Agostinis, esperto e appassionato del mondo della profumeria insegna al Corso per Informatore Cosmetico Qualificato ICQ®Storia del Profumo e tecnologia dei prodotti alcolici, oltre a tenere una ‘coinvolgente’ esercitazione sul riconoscimento olfattivo delle fragranze. Vi ricordiamo che la prossima edizione del corso inizierà il 17 ottobre e il termine ultimo per le iscrizioni è fissato per il 3 ottobre p.v. Per approfondimenti sul Corso ICQ, visitare il sito www.informatorecosmeticoqualificato.it
Quali sono le nuove tendenze nel campo della Profumeria?
Tra gli anni ’90 e 2000 era molto seguito il concetto di multisensorialità, dominavano le note gourmand e quelle marine, mentre le note animali venivano messe in secondo piano.
Oggi sono tornate di moda queste note olfattive, che hanno preparato il consumatore al dirty trend. Il ‘dirty’ trend è legato a note animali e terrose e alla presenza misteriosa delle note labdano e di sentori cuoiati.
Continua ed essere richiestissimo l’oud, una resina prodotta dall’albero di Agarwood, una pianta asiatica, dalla nota legnosa con sentori terrosi, medicinali e animali miscelati ad accenni di caramello e di cuoio. Lontano dall’essere una tendenza passeggera questa tipologia di note continua ad ispirare fortemente la profumeria, sia classica che quella di nicchia, essendo la base importante di questo nuovo dirty trend.
Non si acquista più solo un profumo, ma la storia che c’è dietro
E’ vero che, sempre di più, quando si acquista un profumo non si compra solo il prodotto, ma anche la storia che c’è dietro?
Assolutamente sì. Negli ultimi anni vediamo arti diverse che si ispirano e si intrecciano a vicenda raccontando anche storie di tradizione e cultura: Extrait d’Atelie , ad esempio, si ispira ai maestri d’arte per le sue fantastiche fragranze, le fragranze “ballerina” di LesParfums de Rosine sono invece ispirate alla danza. Non si compra più solo un profumo ma anche il mondo che c’è dietro, la storia che racconta e i personaggi che l’hanno vissuta. E’ molto di più di una eau de parfum
Secondo lei, perché il canale profumeria negli ultimi anni ha sofferto l’avanzata di altri canali, come la farmacia?
Il dato positivo riguarda il mercato cosmetico in generale: i dati pubblicati da Cosmetica Italia evidenziano che il settore cosmetico italiano gode di buona salute e che alcuni canali come la GDO sono rimasti stabili, altri come l’Erboristeria e la Farmacia sono cresciuti. La nota dolente riguarda la profumeria, che ha avuto una notevole decrescita e solo nel 2015 ha avuto un segnale di miglioramento.Questo canale è quello che risente maggiormente dei cambiamenti nelle abitudini d’acquisto dei consumatori.
Il fenomeno riguarda in particolare le profumerie indipendenti , spesso ferme a vecchi concetti di vendita, prive di un moderno servizio all’altezza di un pubblico sempre più informato ed esigente. Chi ama il punto vendita profumeria si aspetta che la commessa sia una vera consulente di bellezza e che, quindi, sia realmente preparata. Manca la formazione che non si può ridurre a quella che proviene dalle Società che vendono a loro i propri prodotti. Occorre seguire corsi e scuole organizzate da specialisti di settore, che possano istruire seriamente gli addetti alla vendita nei negozi e che portino con la propria cultura il cliente ad un acquisto che lo appaghi completamente.
Secondo la sua esperienza, la figura dell’ICQ quale spazio potrebbe avere nel mondo della profumeria?
L’attuale corso ICQ è ben strutturato e avvicina gli studenti, in maniera approfondita, alla conoscenza del cosmetico: come si formula, si produce, quali sono le materie prime e i principi attivi che lo compongono e se hanno una reale efficacia, come un veicolo giusto può fare la differenza e quali test di efficacia danno una vero vantaggio ad un prodotto rispetto ad un altro. L’Informatore Cosmetico saprà capire e spiegare i reali benefici di un prodotto per risolvere i problemi del consumatore per farlo realmente star bene.
La lezione sulle fragranze e i prodotti della profumeria alcolica fa entrare nel mondo del profumo, ma va integrata con un corso specialistico che renderebbe completa la figura dell’ICQ anche per il canale profumeria. Sono convinto che l’assunzione nei negozi di profumeria di persone provenienti dai corsi ICQ farebbe fare al canale un salto di qualità. E oggi la profumeria ne ha davvero bisogno.
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