Su moltissimi prodotti cosmetici, leggiamo la dicitura “dermatologicamente testato” che ci rassicura. Ma che cosa significa esattamente? Lo abbiamo chiesto a Adele Sparavigna, la dermatologa che collabora con Ciprimagazine.it
Chi garantisce il “dermatologicamente testato”?
Usiamo quotidianamente numerosi cosmetici, prodotti indispensabili per l’igiene, il benessere e la cura del nostro corpo. L’impegno di ogni azienda cosmetica dovrebbe essere quello di garantire articoli di qualità, efficaci e sicuri e questo non è solamente la richiesta di ogni acquirente, ma è oggi un requisito disciplinato dagli organi comunitari. Grazie all’entrata in vigore del nuovo Regolamento sui cosmetici (Regolamento CE n. 1223/2009), vi è difatti l’obbligo per le aziende che producono, commercializzano ed importano cosmetici sul territorio europeo, di valutare la sicurezza e l’efficacia dei propri prodotti, prima della loro immissione sul mercato.
Qual’è lo scopo della normativa?
L’intento della normativa è quello di garantire una maggiore tutela dei consumatori sia in termini di salute che di informazione. Al riguardo, viene riportata una accurata e rigorosa regolamentazione degli ingredienti nocivi, delle informazioni fondamentali da comunicare sulle etichette della confezione, nonché l’introduzione di una sorta di cosmetoviglianza a livello europeo, per la gestione della segnalazione di eventi indesiderati da parte dei consumatori associati all’utilizzo dei prodotti cosmetici. Grande attenzione è poi riservata all’esecuzione di opportuni test clinici di tollerabilità sul prodotto finito, dopo che il valutatore sulla sicurezza ne abbia già attestato l’assenza di nocività, e di efficacia, per apportare prove scientifiche che possano confermare o smentire l’azione vantata dall’uso del cosmetico. Ebbene sì, ogni azione “idratante”, “anti-age”, o “rassodante”, giusto per citare alcuni dei claim più noti sul mercato, andrà testata prima della commercializzazione dell’articolo; andrà stabilito il numero adeguato di soggetti su cui testare il prodotto e si dovranno selezionare specifiche metodiche strumentali standardizzate, che possano fornire dati numerici parametrici da raccogliere ed analizzare statisticamente.
Ma in pratica come avvengono i controlli?
Il Regolamento contiene norme applicabili direttamente in tutti gli Stati membri e alle quali anche l’Italia si dovrà adeguare e ritengo che, in tal senso, ci sia ancora parecchia strada da fare. Sulla scia della normativa, molte cose andranno riviste o introdotte ex novo al fine di evitare rischi rilevanti per il consumatore: una su tutte, l’introduzione e l’adozione di alcuni requisiti minimi necessari per la realizzazione dei test clinici. Anzitutto, che essi vengano condotti da operatori qualificati e che lo sperimentatore principale, ossia il direttore dello studio, che ha potere di firma e garantisce la scientificità del test, sia obbligatoriamente un Medico Chirurgo specialista in Dermatologia e Venereologia con al suo attivo esperienza comprovata nel settore del testing cosmetico e con pubblicazioni scientifiche di livello internazionale sull’argomento. Quanto ai laboratori, che siano strutture qualificate, certificate (UNI-EN ISO 9001) e dotate di procedure operative standardizzate per tutte le operazioni inerenti l’esecuzione di un test clinico. L’ adozione ed il rispetto di principi etici sono aspetti delicati ed imprescindibili, trattandosi di test in vivo, su volontari.
I volontari sono protetti?
Per garantire la sicurezza di ogni soggetto partecipante, saranno da evitare test su prodotti che non siano già stati precedentemente certificati dal valutatore della sicurezza e ritenuti sicuri dal direttore dello studio; le metodiche di valutazione dovranno invece essere non invasive. Sebbene la costituzione di un Comitato Etico Indipendente non sia prevista da alcuna norma nazionale e si possa ritenere non necessaria, è comunque auspicabile, per meglio garantire l’integrità e la privacy dei volontari. Questo gruppo di esperti dovrà prendere in esame i casi border-line, analizzare la documentazione relativa alla sperimentazione, prima, durante e dopo il test; senza considerare che per un’eventuale pubblicabilità dei risultati delle ricerche su riviste scientifiche con Impact Factor, la valutazione preventiva dello studio da parte di un Comitato Etico, è comunque obbligatoria.
I dati di valutazione sono tracciabili?
Ultimo, ma non meno importante, che tutta la documentazione cartacea ed elettronica inerente lo studio clinico venga correttamente archiviata presso la struttura, che vi sia una corretta tracciabilità dei dati, questo anche in un’ottica di cosmetovigilanza, nel caso in cui un acquirente dovesse riportare un effetto collaterale grave in seguito all’utilizzo di un determinato cosmetico.
Cosa devono fare le aziende del beauty per garantirci?
La logica soluzione per le aziende del beauty è quella di collaborare con dei laboratori specializzati nel testing cosmetico, i quali possano così condurre gli studi clinici richiesti. Purtroppo, da una recentissima ricerca che ho fatto in Internet, emerge, sia in ambito italiano che estero, un quadro poco rassicurante circa il “dermatologicamente testato”, nonostante sia passato oramai più di anno dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni (Luglio 2013). Inserendo specifiche keywords, il motore di ricerca più popolare, Google, restituisce un elenco di soli 14 laboratori italiani privati ed indipendenti specializzati nel testing cosmetico e solo 2 di questi vantano la presenza di un dermatologo all’interno della compagine aziendale. Parliamo di cifre piuttosto basse, numeri che parecchio stridono con l’elevato fatturato globale cosmetico registrato nello scorso anno (oltre 9 miliardi di euro, fonte: Cosmetica Italia) e che, lecitamente, ci fanno chiedere quanto di vero ci sia dietro ogni “dermatologicamente testato” riportato sulle etichette dei prodotti che acquistiamo.
L’argomento è di vitale importanza per la sicurezza del consumatore, per la trasparenza, e per la corretta informazione del consumatore che, molto spesso, non è in grado di decifrare dai claim dei prodotti cosmetici, il confine tra il rispetto delle normativi e il marketing. E la comunicazione che, se non proprio ingannevole, molto spesso è ambigua.
Cipriamagazine.it ospiterà chi vorrà dare un contributo alla maggior diffusione dell’ informazione e della trasparenza su tutto il mondo beauty.
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Dottoressa Adele Sparavigna, specialista in Dermatologia e Venerologia
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